Architecture Suisse

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Riflessioni sulla cultura della costruzione (Baukultur)

Riflessioni sulla cultura della costruzione (Baukultur)


A quasi dieci anni dalla pubblicazione del Manifesto della tavola rotonda della cultura della costruzione svizzera si può affermare, con soddisfazione, che i principi in esso annunciati saranno presto inseriti nella politica culturale della confederazione. Infatti lo scorso 29 maggio l’ufficio federale della cultura (UFC) ha pubblicato il messaggio sulla cultura per il periodo 2020-2024, nel quale, oltre agli enunciati del manifesto, tra le novità più importanti, vi è il credito quadro di 1.3 mio di franchi assegnato alla promozione della cultura della costruzione. E oltre a ciò il 6 giugno l’UFC ha messo in consultazione informale la “Strategia sulla cultura della costruzione per il periodo 2020-2023”.

Oggi ci si deve interrogare quindi sul grado di cultura della costruzione in Svizzera Senza esagerare si può dire che i progetti innovativi costruiti negli ultimi vent’anni in Svizzera sommati ai progetti urbanistici sviluppati per le aree periurbane delle maggiori città testimoniano la grande ricerca in ambito di soluzioni progettuali, paesaggistiche, territoriali, urbane e che in Svizzera vi sia un elevato grado di cultura della costruzione. Anche le opere di architettura realizzate in Ticino negli ultimi anni, alcune di esse, tutte opere pubbliche selezionate con concorsi di architettura, presentate in questo numero, mostrano l’alto livello della cultura della costruzione a sud delle Alpi.

Per quanto riguarda invece la qualità della sostanza realizzata o attualmente in costruzione, la sempre maggior presenza di poche soluzioni standardizzate, l’utilizzo di materiali poco pregiati e la mancanza di cura nel dettaglio esecutivo portano, purtroppo, ad una la valutazione più incerta, meno positiva. In generale si può sostenere quindi, ed è anche il parere dell’UFT espresso nel documento messo in consultazione il 6 giugno, che oggi la qualità della progettazione di opere pubbliche, d’interventi urbanistici di grande scala o di pianificazione paesaggistica, è elevata, mentre in calo, in particolare in questi ultimi anni, è quella della costruzione edilizia, della realizzazione. A sostegno di uno sviluppo positivo della cultura della costruzione lo studio dei punti fragili e l’indagine sul perché è responsabilità dei progettisti, degli architetti.

A mio parere la causa di questa diminuzione di qualità in ambito esecutivo non può che essere ricercata tra le modalità di gestione, d’esecuzione delle opere. La prassi, ormai molto diffusa, di affidare la gestione dell’esecuzione ad imprese generali o imprese totali, che dal profilo teorico può essere vista come la risposta pragmatica alla complessità gestionale di molte committenze pubbliche, in pratica risulta essere l’anello debole di tutta la proceduta. Gli interessi speculativi delle imprese e la scarsa competenza delle figure chiave, sommati a contratti di subappalto a prezzi stacciati e alla ricerca ossessiva di una variante esecutiva più economica sono purtroppo il presupposto per una bassa qualità edilizia. Costituiscono quella condizione negativa che non permette la realizzazione dell’opera in coerenza con le conoscenze dell’arte. Il dialogo tra progettisti ed artigiani viene interrotto.

Questa pratica esecutiva si annida come un cancro nel processo della costruzione e inevitabilmente ne riduce e banalizza le soluzioni costruttive studiate che, realizzate in modo affrettato, squalificano lo sviluppo progettuale della concezione iniziale, l’espressione culturale presupposta.

Il risultato di questo modus operandi provoca l’alienazione della relazione costruttiva tra progettisti e realizzatori, presupposto fondamentale per la cultura della costruzione, e svilisce la ricerca nella realizzazione della migliore soluzione progettuale.

Con l’entrata in vigore della “Strategia sulla cultura della costruzione” i progettisti, ed in modo particolare gli architetti, assieme ad artigiani e costruttori, non potranno sottrarsi dalle loro responsabilità culturali, e attraverso le associazioni professionali si dovranno fare promotori del dibattito sulle cause di tale situazione e della ricerca di nuove modalità procedurali.

Lugano 22.08.2019

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BAUSTELLE SUPSI MENDRISIO ARCH. BASSICARELLA © CAROLA BARCHI

GEDANKEN ZUR BAUKULTUR

Bald ist es zehn Jahre her, dass die Plattform Runder Tisch Baukultur Schweiz ihr Manifest veröffentlicht hat. Man kann mit Befriedigung feststellen, dass die darin enthaltenen Thesen bald in der Kulturpolitik des Bundes umgesetzt werden. So hat das Bundesamt für Kultur (BAK) am 29. Mai 2019 eine Botschaft zur Kultur für die Legislaturperiode 2020-2024 veröffentlicht, in der neben den wichtigsten Neuerungen ein Rahmenkredit von 1.3 Millionen Franken für die Förderung der Baukultur vorgesehen ist. Darüber hinaus hat das BAK am 6. Juni eine informelle Konsultation über eine „Strategie für Baukultur für die Periode 2020-2023“ organisiert.

Wir müssen also zum Thema einer Baukultur in der Schweiz Überlegungen anstellen. Ohne Übertreibung darf man feststellen, dass die innerhalb der letzten 20 Jahre realisierten bemerkenswerten Bauten, dazu Projekte auf dem Gebiet des Städtebaus in den die grossen Städte umgebenden periurbanen Zonen, von einer grossen Sorgfalt bei der Suche nach angemessenen Lösungen für die städtebauliche und landschaftliche Integration zeugen und damit ein hohes Mass an Baukultur darstellen. So zeugen die Tessiner Bauten der letzten Jahre, die aus öffentlichen Wettbewerben hervorgingen und von denen einige in diesem Heft besprochen werden, von einem hohen Mass an Baukultur in diesem Kanton südlich der Alpen.

Leider ist bei vielen neuen oder in Ausführung begriffenen Bauten auch eine Entwicklung hin zu einem Verlust an Qualität abzusehen, der auf einen Benutzung von wenigen standardisierten Lösungen, die Verwendung ungeeigneter Baustoffe und ungenügend ausgearbeiteten Details zurückzuführen ist.

Jedoch kann man generell davon ausgehen, so wie es auch in der Konsultation des BAK vom 6. Juni heisst, dass heute die Qualität der Projekte für öffentliche Bauaufgaben, für wichtige städtische oder landschaftliche Planungsmassnahmen als hoch angesehen werden kann, wogegen die Beschaffenheit der Bausubstanz zurückgeht, und dies vor allem in den letzten Jahren.

Um so die Baukultur weiterhin hochzuhalten, ist es die Aufgabe der Planer – der Architekten – die Schwachstellen und deren Gründe herauszufinden. Meiner Meinung nach kann der Grund für einen Rückgang der Qualität bei der Bauausführung nur bei den heute praktizierten Prozessen der Abwicklung von Bauvorhaben gesucht werden. Die heute weit verbreitete Praxis, die gesamte Verantwortung für die Ausführung an General- oder Totalunternehmen zu vergeben – eine theoretisch gesehen pragmatische Antwort auf die komplexen Anforderungen aus den zahlreichen Bauvorhaben der öffentlichen Hand – ist hierbei der schwache Punkt.

Die spekulativen Interessen der Firmen und die fehlende Kompetenz der Personen in wichtigen Positionen, dazu die Verträge mit Subunternehmen zu Festpreisen und die besessene Suche nach vorteilhafter auszuführenden Varianten lassen leider schon im Vorfeld auf Bauten von mangelhafter Qualität schliessen. Sie schaffen die Bedingungen, unter denen ein Bauwerk nach den Regeln der Kunst nicht immer realisierbar ist. Der Dialog zwischen den Entwerfern und den ausführenden Bauhandwerkern ist unterbrochen.

Diese Art der Bauausführung in der Praxis hat sich wie ein Krebsgeschwür im Bauwesen eingenistet – sie reduziert und banalisiert zwangsläufig die Art der konstruktiven Lösungen, die dann unter Zeitdruck ausgeführt werden und das mit Sorgfalt erarbeitete Projekt mit seinen baukünstlerischen Ansprüchen disqualifizieren. Das Ergebnis dieser Verfahrensweise verfälscht die konstruktive Zusammenarbeit zwischen den Planern und den Ausführenden – es wird nicht mehr nach der Realisierung der besten planerischen Lösung gesucht.

Mit dem Inkrafttreten der „Strategie für Baukultur“ werden die Planer, insbesondere die Architekten, und die bauausführenden Fachleute dazu verpflichtet, ihre Verantwortung der Kultur gegenüber wahrzunehmen. Sie sollen dann, im Rahmen ihrer berufsspezifischen Vereinigungen, die Diskussion über die Gründe dieser Situation aufnehmen und nach neuen besseren Prozessen suchen.